Alla già catastrofica realtà della striscia di Gaza si aggiunge ora la gravissima escalation rappresentata dall’aggressione militare congiunta di Israele e Stati Uniti contro l’Iran. Tale attacco, condotto contro impianti nucleari e infrastrutture militari iraniane, costituisce una flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. Gli attacchi hanno causato centinaia di vittime e migliaia di feriti tra la popolazione civile iraniana, scatenando la reazione dell’Iran, aggravando ulteriormente l’instabilità regionale e minacciando la sicurezza globale.
Condanniamo con la massima fermezza questa reazione continua fatta di aggressioni e risposte, che rischia di trascinare il Medio Oriente in un nuovo ciclo di violenza e ritorsioni, con conseguenze devastanti per le popolazioni civili e per l’intero sistema di sicurezza internazionale.
La diplomazia come unica soluzione
Contro il regime teocratico e liberticida di Teheran, che abbiamo sempre contestato, sostenendo l’opposizione iraniana, e che non deve sviluppare un’arma nucleare, la soluzione non è bombardare, ma trattare.
La comunità internazionale deve reagire con decisione, pretendendo l’immediata cessazione delle ostilità e l’avvio di un percorso diplomatico che garantisca il rispetto del diritto internazionale, la protezione dei civili e la sovranità degli Stati. In queste ultime ore forse si è fatto un passo avanti in questa direzione.
È inaccettabile che logiche di prepotenza derivanti dall’enorme capacità militare di Israele e Stati Uniti, continuino a prevalere sulla legalità internazionale e sui principi fondamentali di giustizia e umanità.
Gaza: un genocidio sotto gli occhi del mondo
Mentre il governo di Israele attacca l’Iran la Striscia di Gaza continua a trovarsi in uno stato di collasso sociale e sanitario totale. Le operazioni militari di Israele e la decimazione della popolazione in fila per gli aiuti umanitari aumentano quotidianamente il conteggio delle vittime. Migliaia di persone continuano a perdere la vita, intere famiglie sono state annientate, quartieri rasi al suolo, ospedali, scuole, rifugi distrutti e 1,9 milioni di palestinesi, oltre il 90 per cento della popolazione, sfollata forzatamente. Nella Striscia di Gaza si sopravvive in condizioni di malnutrizione, fame e malattie che portano la popolazione palestinese a una morte lenta e calcolata: quella perpetrata dal governo di Benjamin Netanyahu è una vera e propria pulizia etnica, non un’azione antiterroristica, un genocidio in corso sotto gli occhi del mondo intero.
Dalle parole ai fatti: servono sanzioni concrete
La ferma condanna contro il governo Netanyahu non basta più.
Devono essere adottati provvedimenti che vanno dal blocco dell’esportazione di armi ad Israele alle sanzioni individuali contro i responsabili politici della situazione nella striscia di Gaza e per l’attacco all’Iran. Vanno coordinate azioni diplomatiche a livello multilaterale (ONU, UE, Lega Araba, ecc.) per chiedere un immediato cessate il fuoco, la protezione dei civili e il rispetto delle misure ordinate dalla Corte Internazionale di Giustizia. Bisogna esigere che Israele consenta l’accesso pieno, sicuro e senza ostacoli agli aiuti umanitari e che la distribuzione degli aiuti avvenga senza militarizzazione, sorveglianza o rischi per i civili.
Come ha detto il segretario generale dell’ONU Guterres relativamente alla guerra Israele-Iran, bisogna evitare una spirale di caos. Non esiste soluzione militare, l’unica via è la diplomazia.
Il governo Meloni e la sua posizione ambigua
La mobilitazione per la Palestina di sabato 7 giugno e quella del 21 giugno contro ReArm EU, rappresentano un segnale chiaro di una parte significativa dell’opinione pubblica italiana che non intende rimanere in silenzio di fronte alla tragedia umanitaria in corso, e che si scontra con la posizione ambigua finora assunta dal governo italiano.
Mostrando solo preoccupazione per la situazione umanitaria, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni non è stato capace di esprimere una netta condanna del genocidio in atto a Gaza ma ha mantenuto un canale aperto e privilegiato con il governo israeliano e di vassallagio nei confronti di Trump, senza adottare misure concrete.
Il rifiuto di riconoscere lo Stato di Palestina e il voto contrario a mozioni parlamentari che chiedevano azioni incisive contro il governo di Israele evidenziano una linea politica che appare più attenta a preservare rapporti diplomatici e interessi strategici che a tutelare i diritti umani e la giustizia internazionale.
I nostri valori: giustizia e umanità per tutti
La posizione delle forze democratiche è fondata sul rispetto dei valori universali di giustizia e umanità: difendere i diritti dei civili palestinesi e dei civili iraniani significa difendere i valori universali di giustizia, legalità e dignità umana, a beneficio di tutte le popolazioni, compresa quella israeliana, che ha lo stesso diritto di vivere in pace. Nessuna sicurezza, pace o stabilità potrà mai essere raggiunta attraverso la violazione della sovranità degli Stati, l’aggressione militare e la negazione dei diritti fondamentali dei popoli.


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