L’assoluzione di Maurizio Mangialardi dall’accusa di diffamazione, intentata dall’assessore Riccardo Pizzi, ci rincuora e allo stesso tempo ribadisce con forza l’importanza di tutelare il diritto di critica politica in democrazia. Anche quando il confronto assume toni netti, purché nei limiti della dialettica pubblica, esso va preservato. Il giudice ha riconosciuto che le parole di Mangialardi, pur nella loro fermezza, esprimevano un dissenso politico legittimo e non un intento offensivo: un principio fondamentale per un dibattito civile, troppo spesso strumentalizzato per intimidire gli oppositori.
Questa vicenda evidenzia ancora una volta come l’attuale destra al governo preferisca ricorrere a minacce di querele e azioni legali per silenziare le critiche e il dissenso, anziché rispondere nel merito e confrontarsi sulle idee: segno di una grave debolezza argomentativa. Abbiamo assistito a simili atteggiamenti durante il Consiglio Grande sul progetto del nuovo ponte Garibaldi, dove alcuni esponenti della destra si sono abbandonati a sterili comizi urlati, negando così alla città utili spunti di riflessione.
Querele bavaglio, censure, intimidazioni: ecco l’approccio di destra al dibattito politico
La destra sembra prediligere una peculiare forma di confronto politico basata su censure, denunce, intimidazioni e “querele bavaglio”. Tale approccio non solo impoverisce il dibattito pubblico, ma rivela una preoccupante deriva autoritaria volta a soffocare il dissenso e la libertà di espressione; lo dimostrano le recenti proposte nazionali di inasprimento delle pene per la diffamazione e la reintroduzione del carcere per giornalisti e voci critiche. Lo dimostra la delibera di giunta sugli spazi pubblici vietati in estate, che quest’anno include anche numerosi giardini, tra cui i Giardini Morandi, vietando di fatto lo svolgimento della nostra Festa dell’Unità.
La sentenza di assoluzione di Mangialardi rappresenta quindi una vittoria per tutti coloro che credono in un confronto politico libero e, se necessario, acceso, ma mai ridotto a una competizione di intimidazioni e ricorsi giudiziari.
Abbiamo sempre privilegiato un approccio democratico al dibattito e al confronto, senza mai adottare i metodi intimidatori spesso utilizzati dagli avversari. Non si annoverano denunce o querele da parte nostra nei confronti di esponenti politici avversari, mentre la storia politica recente della nostra città è costellata di casi in cui figure di destra hanno denunciato nostri esponenti, che sono sempre stati regolarmente assolti.
Incapace di sostenere un confronto di idee, la destra al governo si rifugia sempre più spesso nella scorciatoia dell’azione giudiziaria, della repressione e della censura del dissenso, nel tentativo di colpire e delegittimare l’avversario politico. Dopo quest’ultima vicenda, quanto possono continuare ad essere credibili? Quanto possono continuare ad essere legittimati politicamente?
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