Il bandierone arcobaleno della Scuoal di Pace tenuto dalla folla. Sullo sfondo, bandiere della Pace, del PD, dei GD, del Movimento 5 Stelle, della Palestina

Roma, 7 giugno 2025: in trecentomila in piazza per dire no alla guerra

Trecentomila persone hanno gridato il loro no alla guerra sabato 7 giugno a Roma, in piazza San Giovanni: no al massacro degli innocenti, Gaza libera, Palestina libera, ostaggi liberi. No ai compromessi, no alle mezze misure. No a un’Italia che non riesce a pronunciare una parola chiara sul destino del popolo palestinese. Che non riconosce il suo diritto a uno Stato. Che non condanna senza esitazione i crimini di guerra perpetrati dal governo di Netanyahu. Trecentomila cittadini e cittadine, giovani e anziani, donne e uomini, hanno accolto il nostro appello insieme ad AVS e Movimento 5 Stelle per riaffermare il loro NO deciso alla guerra.

Hamas è un’organizzazione terroristica, e ciò che è accaduto il 7 ottobre 2023, l’uccisione di oltre mille civili e il rapimento di più di duecento persone, è inaccettabile e va condannato con fermezza.

Ma la reazione israeliana è stata, ed è tuttora, talmente sproporzionata da non poter essere giustificata come “difesa”. Siamo di fronte allo sterminio di un popolo: bombardamenti su ospedali, scuole, università; blocchi che impediscono l’ingresso di cibo, acqua, medicinali; attacchi contro folle inermi in fila per una razione di pane. E tutto questo continua, ogni giorno.

PD, AVS e M5S unite per rompere il silenzio

La nostra chiamata insieme ad AVS e Movimento 5 Stelle ha rotto il silenzio facendo risuonare nella piazza il “Noi non ci stiamo, noi non restiamo in silenzio”. Chi colpisce gli innocenti è un criminale di guerra. E sono complici quei governi che, anche solo indirettamente, lo sostengono, non interrompendo la fornitura di armi. Tra questi governi c’è, colpevolmente, anche quello italiano, guidato da Giorgia Meloni insieme ai suoi vicepresidenti del Consiglio, Matteo Salvini e Antonio Tajani.

Quel popolo in piazza non ha urlato slogan antisemiti. Non ha bruciato bandiere di Israele. Al contrario, ha dato voce a rappresentanti autorevoli e coraggiosi della comunità ebraica italiana, come Gad Lerner e Anna Foa, che hanno ricordato come, in Israele, tanti cittadini, di ogni orientamento politico, dissentono radicalmente dal proprio governo. Scendono in piazza. Esprimono solidarietà con le donne palestinesi. Espongono le foto dei bambini di Gaza uccisi sotto le bombe. E soprattutto, piazza San Giovanni ha ascoltato le parole di Iddo Elam, giovane obiettore di coscienza israeliano arrivato da Tel Aviv per dire che mai imbraccerà un’arma contro i suoi fratelli palestinesi.

Senigallia, città di Pace, c’era con il suo simbolo più eloquente: l’enorme bandiera arcobaleno della Scuola di Pace Vincenzo Buccelletti che ha attraversato il corteo e che è stata distesa proprio sotto il palco. Una bandiera così grande che decine di persone l’hanno sostenuta lungo il percorso, facendola ondeggiare al ritmo incalzante di “Palestina libera” e “Pa-ce, pa-ce”.

Dalla piazza alla politica: il punto di non ritorno

Ma non basta gridare Pace: bisogna darle braccia, gambe, testa e cuore. Serve la politica. E serve l’unità delle forze che considerano la Pace una priorità. Da anni non accadeva che il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e l’Alleanza Verdi-Sinistra scendessero insieme in piazza. E mai lo avevano fatto con un popolo così numeroso alle spalle.

Quel popolo, quella piazza, quel grido “unità, unità” devono rappresentare un punto di non ritorno.

Dopo il 7 giugno, nulla dovrà più essere come prima. Dal basso si è levata una voce che non si farà zittire. No alla guerra. No alle politiche di riarmo. Un’altra Italia, un’altra Europa, un altro mondo sono possibili.


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